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domenica 27 dicembre 2020

Recensioni: "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" - "La vita invisibile di Addie Larue" - "C'era una volta un Duca"



"Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" di Christiane F.

Genere Biografia

Questa è la storia di Christiane F. 
Inizia quando lei ha sei anni e si trasferisce con la famiglia a Berlino.
È un mondo nuovo per lei, affatto accogliente. Un mondo in cui il rispetto te lo devi conquistare, devi dimostrare di essere forte per sopravvivere all'interno del branco.
La regola più importante è: o darle o prenderle.
E Christiane le prende spesso, soprattutto dal padre.
Christiane inizia allora ad indurirsi, a prevaricare sugli altri, prima a parole poi con i pugni.
A otto anni inizia a fumare, a dieci a rubare.
A dodici anni fuma l'hascisc poi prova la droga.
A tredici anni fa uso di pasticche, fumo, efedrina, acidi, sempre più spesso sprofonda nel suo mondo d'estati.
È sempre più magra, sempre più distante.
Alla soglia dei quattordici anni si fa di eroina, il punto di non ritorno è sempre più vicino.
A poco poco perde la sua libertà, diventa sempre più dipendente. Cosa è disposta a fare per una dose? 

"Come ci si potrebbe altrimenti liberare di tutta la merda che uno vive durante il giorno?"

👉 Mi è piaciuto molto l'uso di un linguaggio gergale, elementare, grezzo. 

👉 Christiane ci racconta la sua vita ma nel testo ci sono le testimonianze anche di altre persone, come la madre o la polizia. Ci mostrano il loro punta di vista. Questi capitolo ricoprono circa il 10% del testo.

👉 Mentre Christiane ci racconta della sua storia, ci parla anche di Berlino, del clima che c'era negli anni settanta.
Nel quartiere in cui viveva c'erano molte regole, i bambini non potevano fare praticamente nulla.
Non appena inventavano un nuovo gioco, ecco che arrivavano gli adulti a vietare, chiudere, cementare.
Inoltre, Berlino non era pronta per affrontare il problema della tossicodipendenza.

👉Questo libro mi ha colpita per vari motivi.
Sono rimasta impressionata dalle storie parallele di Christiane e della sua amica Kessi.
Entrambe ragazzine, entrambe drogate ma con l'unica differenza che Kessi è stata "salvata" subito dalla madre con ceffoni e divieti. Cosa sarebbe successo se anche la madre di Christine si fosse resa conto prima del problema della figlia? 

👉 Il libro parla di un gruppo di ragazzini, poco più che bambini, che scappano dalle loro vite per rifugiarsi nell'estasi delle droghe.
Ed ecco un altro aspetto che mi ha sorpresa: il loro affiatamento.
Si prendono cura l'uno dell'altro. Dividono l'eroina tra loro, offrono ospitalità a chi ne ha bisogno. 
Alcuni si prostituiscono per guadagnare soldi per l'eroina, che poi regalano anche a Christiane. 
I soldi che poi riescono a guadagnare? A quattordici anni, Christiane riesce a racimolare quattromila marchi al mese! Peccato che li spenda tutti in droga.

👉 Questa testimonianza ha cambiato molto il mio modo di vedere i tossicodipendenti. Ho visto il loro piccolo, miserabile e sensibilissimo mondo. Loro sono consapevoli dei pericoli che corrono, loro sono i primi ad ammonire gli altri, a consigliarli di non toccare mai l'eroina, drogarsi è la decisione più stupida che si possa prendere e loro lo sanno bene ma ormai è tardi. Non riescono più a farne a meno.
Il richiamo dell'eroina è così ammaliante, non riescono a ignorarlo anche se ci provano. 

👉 Non c'è un vero e proprio finale, a un certo punto la storia si interrompe. Del futuro di Christiane non ci viene svelato nulla.
C'è però un secondo libro: "La mia seconda vita".

👉 Consiglio caldamente la lettura di questo libro, apre gli occhi su un mondo non abbastanza conosciuto.

Nota: Hanno tradotto male il titolo. "Wir Kinder vom Bahnhof Zoo" vuol dire "Noi, i ragazzi di Bahnhof Zoo". Il Bahnhof Zoo è una stazione della metropolitana dove Christiane e gli altri vanno spesso a drogarsi o a spacciare, non è uno zoo.

"La vita invisibile di Addie LaRue"di Victoria Schwab 

Genere Fantasy
Editore Mondadori

Addie LaRue cambia nome ogni volta, il suo non lo può rivelare, non riesce proprio a pronunciarlo.
Addie è un'ombra che si perde nel tempo, un secondo e chi la conosce si dimentica di lei.
Ha sette lentiggini sul viso, la conosciamo da bambina quando arrabbiata corre da Estele, l'anziana donna che venera gli antichi dei. Le chiede di insegnarle a invocarli.

"Non pregare mai gli dei che sono in ascolto dopo il tramonto."

Cosa si è disposti a fare per realizzare il sogno più grande?
Addie farà un patto con una divinità (o un mostro?), l'oscuro dagli occhi verdi.
In cambio della libertà, dell'indipendenza, lui può prendere la sua anima quando lei si sarà stancata di vivere. Addie non ha però tenuto conto delle clausole ...

"Chiedi un tempo senza limiti. Una libertà senza regole. La totale assenza di legami. Vuoi vivere in tutto e per tutto come ti pare."

Nessuno si ricorda di lei, trecento anni vissuti nell'ombra.
Nel 2014, Addie entra in una libreria e lì trova qualcuno che per la prima volta, non la dimentica.

👉 Addie è uno spirito libero, una sognatrice, l'arte è l'unica cosa di cui non può fare a meno. 

👉 Questo testo ci porta a spasso nel tempo, noi siamo gli unici testimoni dell'esistenza di Addie.
Tutto inizia in Francia, nel 1714 ma poi Addie si sposta e arriviamo nella New York del 2014.

👉 Ho letto questo libro con gran fatica, ciò che proprio non mi è piaciuta è l'infinita serie di ricordi.
Dopo un po' non ne potevo più. Ho apprezzato le parti in cui protagonisti erano Addie e l'oscuro, mi sono piaciute anche le scene in cui si racconta del suo presente e quelle in cui racconta dove tutto ha inizio ma è tutta la storia che sta in mezzo che mi ha annoiata.
Trecento pagine in meno e sarebbe stata una lettura molto più scorrevole, l'avrei apprezzata molto di più.

👉 La trama è piuttosto accattivante, l'idea di questo patto/maledizione è affascinante.
 
👉 Un anello di legno che la insegue.
Un desiderio disperato, una fede cieca, un'ultima supplica, un pegno prezioso.
Un'ultima occasione per essere libera. 
Una serie infinita di primi incontri.
Un girovagare continuo.
Questa è la vita di Addie Larue.

 

"C’era una volta un duca (i duchi di natale Vol. 1)" di  Erica Ridley

Genere Romanzo
Editore WebMotion

Immaginate un villaggio inglese in cui è sempre Natale.
Si chiama Nashtale, o come lo chiamano gli abitanti: "Natale".
Benjamin, quinto duca di Silkridge odia quel posto e ancora più odia il Natale.
La Vigilia lui organizza una festa contro la solitudine, una serata anti-natale.
Durante i non-festeggiamenti, il duca riceve una lettera. L'odiato nonno è morto ed è richiesta la sua presenza per la lettura del testamento.
Benjamin deve andare a Nashtale, patria dell'eterno Natale.
Dovrà affrontare il passato, il motivo per cui ha lasciato quel posto e ... Noelle.

👉 Benjamin è un grande lavorato, è infaticabile, prende il suo ruolo al Parlamento con grande serietà e dedizione.
L'energia che mette al lavoro nasce da una ferita che gli ha inferto suo nonno. L'intera sua vita è condizionata da quel torto subito.

👉 Uno dei personaggi più simpatici del libro (e unico degno di nota) è il signor Fawkes, un anziano che ha problemi di udito. Quanti fraintendimenti!

👉 Il testo è narrato in modo piuttosto frettoloso, diversi dettagli non vengono specificati, vengono semplicemente accantonati. La narrazione è poi mediocre, non se per via della traduzione.

👉 Nel testo c'è praticamente solo una scena erotica e non particolarmente spinta.

👉 La trama non è molto originale, unico dettaglio interessante è il villaggio.
Sul finale, la storia diventa ancora più banale.

👉 Purtroppo, "C'era una volta un Duca" è un libro che si dimentica in fretta. 

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