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giovedì 9 novembre 2017

Blog tour “Jacqueline” - Rocco Cascini


Salve miei cari Lettori,
oggi vi scrivo per farvi conoscere un nuovo libro.
Parlo di "Jacqueline" di cui oggi vi farò leggere qualche pagina.
Prima, però, un rapido riepilogo delle tappe del blog tour.


TAPPE E BLOG PARTECIPANTI:

07/11/2017 - “Presentazione del romanzo” su Il salotto del gatto libraio
08/11/2017 - “Recensione” su La stamberga d'inchiostro
09/11/2017 - “Estratti” su Toglietemi tutto ma non i miei libri
10/11/2017 - “Personaggi e ambientazione” su Book's Angels
11/11/2017 - “Genere letterario”su iCrewPlay
12/11/2017 - “Intervista e giveaway” su La Bottega dei Libri
In quest’ultima tappa avrà luogo il giveaway proposto dall’autore e si svolgerà nei giorni 12 e 13 novembre.

Estratto dal Primo capitolo di "Jacqueline"

Lunedì e giovedì, aperitivo al Moonlight. Da solo. Un’abitudine che si ripeteva da un anno ormai, quasi senza soluzione di continuità.
Mi mescolavo ai tanti impiegati e studenti che avevano da poco terminato di lavorare o studiare. Ogni volta facce diverse, ma non mancavano gli affezionati, come me. Io, sempre ben vestito, sempre attento a non dare l’impressione di cercare qualcosa, per non abbassare il livello del mio fascino. E quella musica, il solito pezzo di sottofondo che si confondeva con l’insistente vociare dei clienti. Il Moonlight era vita e, dopo una giornata trascorsa nel silenzio a scrivere, avevo bisogno di quella frenesia.
Come le parole, anche le persone si confondevano l’una con l’altra. Ma lei non potei non notarla. E questa volta sembrò colpita dal fatto di ritrovarsi al tavolo accanto al mio.
Lo vidi dal suo sguardo, quando si accorse di me. Aveva un non so che di “toh, di nuovo lui”. Non intendo dire che fosse interesse, di certo c’era un minimo di curiosità. Io ero brillo al punto giusto e così pieno di autostima da non pormi troppe domande.
Quando i nostri sguardi si incrociarono, le sorrisi. Ricambiò.
«Come sono quei tramezzini?»
Reagì alla mia stupida domanda con un po’ di sorpresa, nel frattempo io mi alzai per avvicinarmi ancora di più al suo tavolo. «Non li ho mai presi. Preferisco i rustici» proseguii. Intanto mi ero già seduto di fronte a lei.
Rimase spiazzata, ma non infastidita. Beveva un’aranciata, io invece ero a buon punto della mia seconda pinta di Tennent’s.
«Ne vuole uno?»
«Ma no, ho già mangiato abbastanza. La mia era semplice curiosità.»
«Ci conosciamo?» mi domandò, aggrottando la fronte.
«Non credo. Tuttavia, potrebbe darsi che tu conosca diverse cose di me.»
Sorrise. «Non direi. Io non ti ho mai visto.»
«Io sì.»
«E dove?»
«Qui, in questo bar, lunedì scorso: eri seduta a quel tavolo laggiù.» Indicai il tavolo in fondo, occupato in quel momento da una comitiva mista di giovani, probabilmente studenti universitari.
«Vero!» confermò.
«E la scorsa settimana ci siamo incontrati al supermercato. Alle casse: ti è caduto un guanto e io, dietro di te, l’ho raccolto.» Annuì, accennando un sorriso. «Ah, e qualche giorno prima ci siamo incrociati nell’ascensore del palazzo dove si trova la mia agenzia di assicurazioni.»
Mi osservava, mi studiava, con quel suo sguardo imperscrutabile. «Altre volte ancora?»
«Non che ricordi. E prima che tu me lo chieda la mia risposta è: “No, non ti sto seguendo”. Del resto, sei entrata nel bar una buona mezz’ora dopo di me e io qui ci vengo da almeno un anno.»
«È uno dei più frequentati, a me piace molto, mi fermo spesso qui.»
«Sempre sola?»
«Come te.»
«Adesso non più.» Avvicinai il mio bicchiere al suo, lei ricambiò.
«Posso farti una domanda?» mi chiese.
«Certo, la più impertinente che ti venga in mente.»
«Nulla di invadente. Poco fa hai detto che probabilmente conosco diverse cose di te. Cosa volevi dire, per la precisione?»
«Quello che ho detto.»
«Fai il misterioso?» «No, ti lascio indagare.» «Sempre che io voglia.»
«Certo... se non sei abbastanza donna da tenere a freno la tua curiosità!»
Sorrise ancora, ma poi fece una smorfia e intensificò lo sguardo. «Sei troppo sicuro di te, o sbaglio?»
«Il contrario. La mia è tutta apparenza.» Tuttavia, stette al gioco. La cosa mi piacque. «Vediamo... di cosa ti occupi?»
«Batto.» E mandai giù un bel sorso di birra. «Come?»
Risposi solo dopo aver poggiato il bicchiere. «Batto tasti sulla tastiera del pc, cercando di dare un senso alle lettere che ne vengono fuori.»
«Ah, mi ero preoccupata. Dunque scrivi, per cui sei...» «Per cui sono...?»
Sembrava impegnata a fantasticare una risposta. «Non un astronauta» le suggerii. «Giornalista?»
«No, semplicemente uno scrittore.» «Scrittore di cosa?»
«Romanzi.»
Sembrò incuriosita. Come spesso mi capitava. «Interessante. Hai pubblicato qualcosa?»
«Qualcosa.»
«Qualcosa di importante?»
«Senza esagerare, direi di sì.»
«Hai venduto molte copie?»
«Solo qualche centinaia.»
«Come inizio non è male.»
«Di migliaia...» aggiunsi.
Mi fissò con uno sguardo intrigato che ritenni, a mia volta, molto intrigante. «Sei famoso, allora.»
«Diciamo che ho vissuto i miei anni di gloria.»
«Ah... e adesso?»
«E adesso sto cercando di tornare di moda.» Avevo fatto centro, ora leggevo interesse nei suoi occhi. Giocherellava con la cannuccia della sua aranciata, mentre escogitava le domande successive per scoprire la mia identità.
«Uhm, vediamo, pensi che io possa aver letto qualcosa di tuo?»
«Ti piace leggere?»
«Sì.»
«E quanto leggi?»
«Molto. Leggo tanto, da sempre.» «E allora potrebbe darsi di sì.» «Come ti chiami?»
«E no, troppo facile così!»
Risentita, ma incuriosita, addentò un tramezzino. «Dimmi almeno il tuo genere» incalzò, dopo aver ingoiato il boccone. «Ho pubblicato varie cose. Fammi un elenco di tutti i libri che hai letto e, chissà, potresti nominare anche una mia opera.»
«E chi se li ricorda! Dammi qualche indizio.»
«Vediamo, vediamo. La mia opera più conosciuta è in realtà una trilogia. Una sorta di fantasy, ma ho sempre trovato riduttivo quell’appellativo.»
«Ne ho letti molti da ragazza.» «Dimmene qualcuno.»
«Beh, non sarai certamente Tolkien...» «Purtroppo no.»
«Una trilogia... ambientazione?»
«Mondo moderno, mondo fantastico dal sapore medioevale, viaggi nel tempo, dimensioni parallele. Ti dice niente?» Strinse leggermente gli occhi concentrandosi. La sua espressione improvvisamente si illuminò, come se fosse giunta alla soluzione. «Ho in mente un romanzo... ma no, non puoi essere tu!»
«Perché no?»
«Perché gli scrittori non esistono. Sono solo un nome impresso sulla copertina. No, non puoi essere tu, l’autore di uno dei romanzi che più hanno influenzato la mia giovinezza.»
Un altro sorso di birra e la mia testa si fece decisamente leggera. «Non vorrei deluderti, ma non è la prima volta che sento queste parole. Tuttavia, credo tu sia vicina alla soluzione. Dimmi, a che libro stai pensando?»
«Quello che ha per protagonisti Loris ed Erika: la Trilogia del vento.»
Lasciai il bicchiere e feci un lento applauso, condito da un radioso sorriso. «Molto bene» mi complimentai.
«Non ti credo. Non puoi essere tu!» ripeté, ancora.
«Hai prove a favore di questa tua ipotesi?»
«E tu? Che prove mi dai?»
«Facciamo una cosa. Hai con te quei romanzi?»
«A casa, certo.»
«Bene. Allora, una volta a casa, prendi il primo, Il vento dell’Est, vai al capitolo diciannove e leggerai queste parole: “Gli invasori spuntarono all’orizzonte e in poco tempo riempirono le placide acque del golfo. I difensori restarono a guardarli, asserragliati dietro le alte mura che avrebbero difeso con le proprie vite. L’aria era fresca, il cielo sereno, il sole imponente. Quella sì che era una bella giornata, sia per morire che per sopravvivere”.» Pronunciai quelle parole cercando di dare solennità al mio tono. Lei mi guardava incredula, ma leggevo ancora diffidenza nel suo sguardo.
«Conosci quel passaggio a memoria: potrebbe impararlo chiunque.»
«Hai ragione, francamente spesso dimentico anche i nomi dei personaggi dei miei libri. Ma quel capitolo lo leggevo sempre durante le presentazioni: lo conosco a memoria.»
«Non lo so, mi sembra tutto così strano.»
«Posso capirlo. Mi capita spesso quando incontro qualcuno che ha letto un mio romanzo. Probabilmente mi sentirei allo stesso modo, se mi trovassi a parlare con una persona che poi scopro essere un famoso musicista, un calciatore, un attore.»
Aveva terminato spuntini e aranciata. E io avevo finito la mia birra. All’improvviso, dalla borsa tirò fuori il cellulare, o meglio lo smartphone: era una donna tecnologica e al passo coi tempi. La vidi digitare qualcosa.
«Cosa fai? Chiami la polizia?»
«No, i carabinieri.» Mi guardò e sorrise. «Sto cercando notizie su di te, per vedere se mi dici la verità. Qualche foto, magari.»
«Non credo troverai molto. Non sono attivo sui social.»
«Lo vedremo. Scusami ma non ricordo il tuo nome completo...»
«Riccardo, Riccardo Neri, ovviamente.»
Tutti ricordavano il nome della Trilogia del vento ma meno della metà il nome del suo autore. Dopo un po’ di tempo perso a smanettare sul cellulare, il suo sguardo sembrò deluso.
«Non trovo alcuna foto di te su Google. Solo immagini di copertine.»
«Te l’avevo detto.»
«Su Wikipedia c’è qualcosa, ma nessuna foto. Potrei leggere la tua biografia.»
«Se non l’hanno aggiornata di recente, non dovrebbero esserci molte notizie.»
«Data di compleanno?»
«Il 20 marzo di circa trentacinque anni fa.»
«Qui dice che sei anche uno sceneggiatore cinematografico e teatrale.»
«Lo sconosciuto dietro la porta... l’ho scritto io.»
«Davvero? Non l’ho mai visto, ma è un titolo che ho sentito. A un passo dalla fine? Non l’ho mai letto.»
«Un thriller di discreto successo. Ho anche ricevuto qualche candidatura per il premio Strega, ma non sono rientrato nella cinquina.»
«E questo draghetto chi è?»
«Larry, il piccolo drago: sono dieci racconti per bambini, il mio esordio letterario.»
Mise via il cellulare. «Allora? Ti ho convinta?»
Mi osservò con uno sguardo a metà strada tra il sognante e l’impressionato. «Può darsi. Ora devo andare.»
«Devi andare? Proprio quando avevo conquistato il tuo interesse?» Una frase che non ottenne l’effetto che mi aspettavo.
«È tardi.»
«Va bene, non insisto. Potrei sapere almeno il tuo nome?» Restò un po’ in silenzio, prima di rivelarmelo. «Mi chiamo Jacqueline.»
L’immagine di quel nome pronunciato con quel sorriso mi rimase impressa per sempre e, ogni volta che pensavo a lei, mi tornava in mente quel momento.
«Un nome meraviglioso!»
«Conosci Jacqueline Bisset? Mia madre si è ispirata a lei.» «Certo. Va bene, Jacqueline. Di solito, io frequento questo bar il lunedì e il giovedì a quest’ora. Mi farebbe piacere rivederti.»
«Non sarà un problema, sembra che il caso sia dalla nostra parte.» Mi porse la mano e gliela strinsi. «È stato un piacere» affermò, un po’ frettolosamente a dire il vero: anzi, piuttosto freddamente.
«Piacere mio. Ah, il tuo aperitivo è pagato.»
«Ma non devi!»
«Voglio.»
«Beh, allora grazie!»
Fece sparire gli abiti nel cappotto grigio scuro e i capelli nel copricapo della stessa tinta. E andò via lasciandomi, come ultimo ricordo, il piacevole suono dei suoi tacchi.

prosegue ...



Il Blogtour “Jacqueline”, iniziato il 7 novembre, è curato da Rocco Cascini per promuovere l’uscita del suo ultimo romanzo “Jacqueline”. 
Il Blogtour avrà diverse tappe in base al blog che le presenterà, permettendo così ai lettori di conoscere meglio il libro e il suo autore.
Rocco Cascini ha deciso di premiare coloro che seguiranno il blogtour con un giveaway abbinato: in palio una copia cartacea del suo romanzo. 
Il Giveaway avrà luogo durante l’ultima tappa del blogtour che si svolgerà il 12 novembre proprio sul blog La bottega dei libri.

Ecco tutte le regole da conoscere per partecipare:

- Partecipare e condividere pubblicamente l’evento Facebook --> link
- Mettere mi piace alla pagina Facebook dell’autore --> link
- Mettere mi piace alla pagina Facebook di ogni blog che parteciperà al blogtour


- Commentare l’ultima tappa del blogtour inerente il giveaway (sul blog La bottega dei libri) 

I commenti a quest’ultima tappa serviranno anche da base per formulare l’elenco dei partecipanti all’estrazione del giveaway.

I vincitori saranno estratti a sorte tra i partecipanti che commenteranno l’ultima tappa del blogtour, inerente il giveaway, e verranno proclamati nella pagina Facebook dell’evento e sul blog La Bottega dei libri.

2 commenti: