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domenica 26 luglio 2020

Recensioni: "Il rifugiato dell'abbazia" - "Il colibrì" - "Coraline"


"Il rifugiato dell'abbazia. Le indagini di fratello Cadfael: 7" di Ellis Peters

Editore Tea
Genere Giallo Storico

È notte.
I monaci dell'abbazia di Shrewsbury sono riuniti per il mattutino.
A un certo punto, il loro canto è interrotto dall'arrivo di un giovane inseguito da un manipolo di uomini che lo aggrediscono.
L'abate Radulfus interviene per aiutare il giovane.
Il ragazzo è accusato dell'uccisione del padre di uno di quegli uomini e di aver saccheggiato la sua cassaforte.
L'abate non permette però a quel gruppo di prendere Liliwin, il giovane ora sotto la custodia del monastero.
Il monaco gli dà asilo per quaranta giorni.
Liliwin è un girovago che si guadagna da vivere facendo il buffone, giochi di prestigio e cantando alle feste.
Stava appunto lavorando a casa degli Aurifaber quando lo accusano di aver rotto una brocca e lo mandano via con solo parte del suo compenso.
Un'ora dopo, Liliwin si ritrova braccato senza sapere perché.
Fratello Cadfael ha poco più di un mese per scoprire la verità. Liliwin è davvero innocente?
Purtroppo mi sono spoilerata tutto il libro guardando prima la serie tv.
Con mia grande sorpresa, ho scoperto che l'episodio dedicato a questo volume è estremamente fedele, praticamente viene mostrato passo dopo passo ciò che è narrato nel libro.
Sfortunatamente mi ricordavo proprio tutto l'episodio quindi sapevo già chi era il colpevole e come si era svolta l'intera vicenda.
La serie delle indagini di fratello Cadfael mi piace molto perché riesce a farmi apprezzare un'ambientazione che solitamente non amo: il Medioevo, un periodo rozzo, violento, dominato dall'avarizia e dalla profonda fede in Dio.
Tema principale di questo libro è proprio l'avarizia e le sue conseguenze. Questa storia è un ammonimento, mostra come la fame di denaro ha rovinato la famiglia Aurifaber.
In questo libro le indagini non sono molto marcate, fratello Cadfael non si mette molto all'opera. Nei precedenti libri è molto più attivo, qui più che altro segue l'evoluzione degli eventi.
Tutte le attenzioni sono puntate ovviamente sulla famiglia Aurifaber e il giovane accusato di essere un assassino.
Tra tutti i personaggi, quello che maggiormente ha attratto la mia attenzione è Griffin, un tredicenne con un ritardo mentale, un grande lavoratore al servizio del fabbro Peche.
Questa lettura è stata meno coinvolgente rispetto alle altre della serie. Questo non è dovuto tanto a un difetto della storia ma al fatto che la conoscessi già, sembrava quasi una rilettura.
Il fatto di conoscere già tutto ha reso meno entusiasmante la lettura.

"Il colibrì" di Sandro Veronesi 

Editore La Nave di Teseo
Genere Narrativa

Di solito evito come la peste i libri che hanno vinto qualche premio o che sono troppo acclamati.
Nella mia mente, questi meriti vengono associati alla delusione, motivo per cui mi tengo lontana da questi "casi editoriali".
Con "Il colibrì" ho voluto però fare un'eccezione, a causa di alcuni commenti che avevo letto in proposito.
Non ho preso però il libro ma l'audiolibro.
"Il colibrì" è Marco Carrera, soprannominato così dalla madre per via di un ritardo della crescita che aveva da bambino.
Marco è un oculista e nel 1999, una mattina di metà ottobre, riceve nel suo studio una visita inattesa.
Al primo piano di uno dei palazzi del quartiere trieste di Roma, entra Daniele Carradori, un uomo calvo, barbuto, dallo sguardo magnetico, psicanalista della moglie di Carrera.
Marco non lo sa ancora ma Carradori gli cambierà la vita, si può dire che gliela salverà.
Ironico perché a Marco gli psicanalisti non piacciono proprio, ma se li ritrova sempre intorno.
Questo è l'inizio di "una storia di molte altre storie".
Viaggiando avanti e indietro nel tempo, leggiamo non solo della vita di Marco ma anche di quella dei personaggi secondari.
Nonostante i continui salti temporali, la lettura non risulta confusa, anzi è facile seguire la storia, o meglio, le storie.
Ogni personaggio ha il suo spazio nella trama, nessuno viene ignorato, di ognuno viene raccontata, anche se in generale, la storia.
Leggiamo quindi di Marco, ma anche di Carradori e ovviamente di Marina, la moglie di Marco, e di Luisa, l'amore di sempre, poi c'è Duccio, l'amico che porta sfortuna e la sua teoria dell'occhio del ciclone, poi della figlia con il suo filo invisibile e Miraijin, l'uomo nuovo.
Una giostra di vite, eventi, malattie, amori sospesi e litigiosi, grandi gioie e dolorose perdite.
Una storia di attimi, momenti in cui tutto cambia, il rapporto con la moglie, con la figlia, con l'amico.
Il libro pone l'attenzione sulle crepe, là dove le cose hanno inizio e dove incominciano a incrinarsi.
Ciò che mi è piaciuto di più di questo libro sono proprio questi attimi, apparentemente insignificanti che però sono in grado di cambiare le vite delle persone.
E quel concetto di colibrì: il coraggio di stare fermi.
Tutto questo è narrato, a volte, attraverso lettere o e-mail.
La narrazione è scorrevole, ammaliante ma a volte anche puntigliosa.
Mentre ascoltavo il narratore leggere la lista degli arredi con tanto di dettagli e prezzo stavo per perdere la pazienza.
Un altro aspetto che non ho apprezzato è la lunga serie di sfortune che capitano a Marco. Verrebbe proprio da dire: ma tutte a lui?

"Svariate persone sono seppellite dentro di noi"

"Il colibrì" è una storia triste, malinconica a tratti, ma ha il suo perché, quel pizzico di saggezza che dà senso a tutta la storia.
Ora non posso dire di aver amato questo libro, di considerarlo un capolavoro ma sicuramente non mi è dispiaciuto.

"Coraline" di Neil Gaiman

Editore Mondadori
Genere Libri per ragazzi

Coraline e i suoi genitori si sono trasferiti in una casa suddivisa in vari appartamenti.
Al pianterreno ci sono due anziane e grassocce donne: Miss Spink e Miss Forcible. Due ex attrici che convivono insieme ai loro terrier scozzesi.
Nel sottotetto vive invece un anziano pazzo con dei baffi enormi. Sta cercando di ammaestrare un circo di topi, senza troppo successo.
Per far passare il tempo, Coraline esplora i dintorni della casa ma un giorno, causa pioggia, è costretta a spostare le sue ricerche all'interno della sua nuova casa.
Curiosando nelle stanze trova una porta che però dà su un muro di mattoni.
O forse no?
Un giorno in cui la madre è fuori, Coraline si procura la chiave della porta e quando la apre scopre che il muro è sparito e al suo posto c'è un corridoio buio che porta ... alla sua casa, a un'altra versione della sua casa dove ci sono i suoi altri-genitori con i bottoni al posto degli occhi.
È in un altro mondo, dove i gatti e i cani parlano, un mondo magico con spettacoli in teatri pieni di cani, un mondo in cui Coraline può avere ciò che vuole ma deve indossare anche lei i bottoni.
La cosa che mi ha stupito di più di questo libro è il fatto che è la versione semplificata del cartone.
Mi aspettavo di leggere qualcosa di completamente diverso, invece non solo è uguale ma anche meno ricco rispetto al film.
Cosa che mi ha delusa.
Certo, la storia è originale e accattivante, ma mi aspettavo di più.
"Coraline" è una storia sul coraggio, sull'affrontare le proprio paure.
È una storia di paura per ragazzi, così dice l'autore prima dell'inizio della storia, ma io trovo che il cartone faccia venire molti più brividi.
Non è una storia lunga, si legge in poco tempo e la narrazione è scorrevole.
Coraline forse è un po' troppo matura per la sua età, a volte sembrava proprio un'adulta. Riesce a mantenere la calma in situazioni tese e ho come avuto l'impressione che la magia, la fantasia, non fossero cose per lei. Per questo non sembrava una bambina.
Questo libro mi ha un po' frastornata.
Strano ma vero: è meglio il film.

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