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lunedì 26 settembre 2016

Recensione: "L'ombra di Lyamnay" - Annarita Faggioni



Editore Amazon
Pagine 257
Prezzo cartaceo 14,85 EURO
Prezzo ebook 1,49 EURO
Anno prima edizione 2015
Genere Fantascienza


John Reckon, climatologo in carriera alle Forze Internazionali, perde conoscenza mentre sta lavorando al "Progetto Skylhope", la città-prototipo che dovrebbe salvare milioni di vite dagli sbalzi climatici sempre più incontrollabili. Si risveglia vent'anni dopo, in quella che sembra essere la rappresentazione reale del suo modellino. La nuova Skylhope, però, ha un lato oscuro da nascondere: Reckon dovrà difendersi da mille minacce, mentre su Skylhope incombe la maledizione della dottoressa Nayl (scomparsa in un incidente di laboratorio anni prima) e l'ombra di Lyamnay, "Il mostro di Skylhope", pronta a mietere nuove vittime.

A causa di un indefinito squarcio temporale, il climatologo John Reckon si ritrova a vivere in una realtà futuristica di sua creazione: Skylhope. In questo spazio temporale, John assume le sembianze di una copia ringiovanita del suo Io futuro che in tale realtà è deceduto per cause in apparenza misteriose.
In questo universo parallelo, John ha modo di fare la conoscenza di vari personaggi tra cui il Generale capo della Sicurezza, il Dirigente dell’Ufficio Mappe, Lyamnay e l’automa Nick, che si porrà al suo servizio in quanto in tal senso programmato.
In tale realtà John dovrà riuscire a decifrare quale sia il suo ruolo, e soprattutto comprendere il motivo del suo ritrovarsi ad abitare in quell’universo da lui stesso progettato, sottilmente avversato da nemici manifesti e da percezioni di nemesi senza volto come la Dottoressa Nay.
Allo stesso tempo, il nostro protagonista dovrà tentare di leggere oltre l’apparenza meccanica dei personaggi che lo circondano per capire di chi può realmente fidarsi per portare a termine la sua
missione.
In tutto ciò sarà supportato in maniera inconscia da un abitante di tale prototipo che pare essere sfuggente come un’ombra: la misteriosa, sovversiva e coraggiosa Lyamnay, che solo alla fine rivelerà la sua identità. Quest’ultima cercherà di arginare il vuoto divorante che penetrando goccia a goccia nella mente degli abitanti uccide quella che è la loro personalità, rendendoli simili a robot prodotti in serie.
Riuscirà il nostro climatologo, in una corsa contro il tempo, al centro di una vorticosa girandola che alterna false nemesi a falsi amici ad aver ragione su coloro che crede essere i suoi avversari e a modificare il corso degli eventi da lui in precedenza creati? Oppure sarà destinato a dissolversi nel vuoto, subendo la stessa fine a cui man mano sembrano soggetti gli abitanti di questo universo, restando così intrappolato per sempre nella nullità di uno spazio senza sogni?
Un testo fantascientifico ingegnoso, che offre sprazzi di storia originali e di riflessioni sul profondo significato dell’immaginazione nel quotidiano del nostro vissuto.
Una storia che ci pone davanti ad una doppia verità: l’irrealtà del reale e la realtà dell’irreale, peccato solamente che a volte lo faccia in maniera da far perdere il filo della trama e dei suoi significati, quasi
che anche le sue parole soffrano di fenomeno di dissolvenza, rendendo la narrazione della storia e delle figure che la abitano di non facile comprensione, anche mediante l’utilizzo di una scrittura a volte frammentaria e di non facile scorrimento.
In alcuni brandelli di testo si ha la percezione che tale mancanza di scorrevolezza vanifichi il filo logico del plot stesso, in quanto rende la lettura della storia di genere futuristico - fantastico di non facile immediatezza, costringendo il lettore ad uno sforzo interpretativo che in una lettura di evasione dovrebbe essere assente, o per lo meno presente in maniera molto ridotta.
Precise le descrizioni inerenti il progetto della città di Skylhope, ambientazione che ci viene tratteggiata in ogni minimo aspetto e di cui ci vengono fatte presenti ogni singola regola che la riguarda, tanto da potersela immaginare con estrema semplicità.
In breve, assegno al libro:

3 Wonderland su 5
Recensione a cura di
Dal libro:

- "Quando un uomo è solo, è se stesso, perché sa che non c’è nessuno a giudicarlo."

- "D'un tratto, la scena cambiò, come se un regista incauto avesse nella rabbia preso la telecamera in mano per spiegare allo stagista come si realizza un vero film."

- "Sai perché la temono tanto? Perché è l'immaginazione a dettare l'universo. Ogni soluzione ha una radice nell'immaginario di qualcuno. E loro non vogliono soluzioni."

1 commento: