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venerdì 3 marzo 2017

Recensione: "Il museo dell'inferno" - Derek Raymond


Editore Fanucci
Pagine 202
Prezzo cartaceo 16,90 EURO
Prezzo ebook 4,99 EURO
Anno prima edizione 1993
Genere Thriller 

Quali abissi deve aver attraversato l'anima di un
uomo capace di fare a pezzi i corpi delle sue vittime per poi ricomporli con dedizione maniacale, estatica, come un artista che plasmi la materia per l'allestimento di una galleria degli orrori? È la domanda che il sergente della sezione Delitti irrisolti dovrà porsi se vorrà venire a capo di un'indagine in cui si ritrova quasi per caso, ma che con i suoi lacci logori rischia di intrappolarlo. Donne che scompaiono, sospetti che il più delle volte sembrano infondati, strani e indecifrabili comportamenti, identità improbabili, destinate a rivelarsi false: sono questi gli elementi in mano al sergente. A lui e ai suoi uomini spetta addentrarsi nel mondo che ha nutrito il serial killer, tra le nebbie di un'apparente normalità che invece cela tra le sue pieghe l'orrore, e dove la violenza trova il suo compimento più aberrante. Un percorso angosciante attraverso i corridoi bui di un museo in cui mai saremmo voluti entrare, e dove le uniche luci sono quelle che illuminano la violenza più cieca.

Il libro si apre in un modo che mi ha lasciata basita, e anche confusa all'inizio.
A parlare, da subito, è il serial killer che con parole contorte ci fa entrare nella sua mente e nei suoi ricordi.
Dopo uno scorcio dei suoi macabri e distorti pensieri, passiamo però ad un altro personaggio, al detective che per puro caso si ritrova sulla strada del nostro killer.
Il nostro assassino è stato infatti notato da un ex agente, che incuriosito dal fatto di vederlo sempre con nuove donne che poi, immancabilmente, sparivano, lo ha tenuto d'occhio e ha poi avvertito il suo amico detective.
Inizia così la caccia al cadavere, il colpevole già lo abbiamo dobbiamo però trovare le prove.


Lo scrittore riesce egregiamente nel suo intento di mostrarci la psiche di un criminale.
Con parole che rasentano il macabro ci fa conoscere quella che è la logica distorta di un assassino, mettendoci di fronte ai motivi che lo spingono ad uccidere.
La lettura scorre velocemente fino a quando si giunge al finale, dove subisce un brusco rallentamento.
Infatti, dal momento in cui l'assassino scrive i suoi pensieri in una lettera indirizzata al detective, la trama si fa più psicologica che attiva.
Ho trovato le ultime cinquanta pagine piuttosto pesanti anche se proprio lì si cela il significato del titolo del libro.
In quell'ultimo pezzo, l'assassino auto-analizza la sua psiche e ce la spiega con la stessa semplicità con cui un professore insegna ai suoi alunni.
Un modo diverso e inusuale di scrivere thriller, un killer che istruisce i poliziotti
sulle compulsioni che lo animano e lo spingono a commettere atti terribili.

"Io sono il paradigma di tutto quanto nella società è disperato."

L'assassino scinde dall'uomo, impulso e corpo sono due aspetti che non si toccano, il killer non coesiste mai con la persona che ogni giorno mostra il suo viso innocente alla gente per strada.

"Se non posso fregare la vita, farò in modo che almeno lei non freghi me."

Al di là del killer, gli altri personaggi degni di nota (di demerito) sono Miss Meredith, donna nel mirino dell'assassino e l'ispettore Bowman.
La prima, un'oca illusa innamorata di un ideale, mi ha fatto inviperire per il modo vergognoso e patetico con cui continua a difendere un criminale.
Il secondo, un idiota con distintivo, si aggiudica invece il premo di "personaggio più detestabile". In pratica lui non difende la giustizia, ma la chiazza di sangue!

Insopportabile!

Tutto questo contribuisce a rendere questo libro un agglomerato di pagine intriganti, tetre ed elettrizzanti.
Una lettura breve ma coinvolgente, un thriller, un noir, un testo che va oltre la semplice caccia al cattivo.
Un libro a cui assegno:



- Trama: 4 - Narrazione: 4 - Personaggi: 4 - Cover: 3 - Finale: 3 -


4 Wonderland su 5

Dal libro:

- "Non mi spaventa la fine. La vera minaccia è che non ci sia nessuna fine."

- "E fu in quell'istante che compresi quanto fosse bello respirare, quando non ci riuscivo."

- "Nel mio lavoro faccio sempre ricordo alla memoria, come uno scrittore; inseguo qualcosa dell'animo umano che non riesco ad afferrare."

4 commenti:

  1. wooow lo vorrei leggere anche io :)
    Ti seguo e mi farebbe piacere se anche tu lo facessi :)

    http://lucia2506.blogspot.it/

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  2. Ciao! Questo libro mi ispira molto sia per il titolo sia per la copertina, ma ancora non mi ero decisa a comprarlo perché qualcosa nella sinossi non mi convinceva. A questo punto, vista la tua recensione, penso che lo farò presto! Ne hai parlato in modo approfondito, mi piace da come l'hai descritto! :)

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    1. Grazie :) te lo consiglio davvero, l'unica cosa che non mi ha convinto è il finale

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