Editore PIEMME
Pagine 389
Prezzo 18,00 EURO
Prezzo ebook 9,99 EURO
Anno prima edizione 2013
Genere: Narrativa straniera
Anna è cresciuta in riva al mare, cullata dall'impeto delle onde e dal grido rauco dei gabbiani. Le è stato insegnato a essere forte, come un ragazzo, come il figlio maschio che la sua famiglia non ha mai avuto. Non è abituata a chiedere il permesso prima di fare qualcosa. Non lo chiede nemmeno al marito, che ha sposato da pochi mesi, quando decide di andarsene di casa per qualche giorno e prestare soccorso ai superstiti di un naufragio. Lascia un biglietto e parte. Ma al ritorno l'attende una punizione inesorabile: il marito la fa internare in un istituto psichiatrico per donne della
buona società, dove si ricorre a metodi tutt'altro che nobili per piegare le passioni, sedare gli animi inquieti, curare quell'isteria che secondo la medicina dell'Ottocento è propria della natura femminile. Anna si rende conto ben presto che proprio lì, dove si decide della libertà di esseri umani, nulla è come sembra e c'è chi approfitta del labile confine tra normalità e pazzia per nascondere fini che non hanno nulla a che vedere con la medicina. Nell'impossibilità di spiccare il volo per superare l'alto muro di cinta che isola l'istituto da Londra e dalla vita, Anna cercherà allora l'appoggio di anime affini, menti aperte disposte ad ascoltare la sua voce, la sua verità: una ragazza che si nutre di poesia per placare il suo desiderio di avventura; un giovane medico affascinato dalla nuova arte della fotografia. Ma dovrà anche fare appello a tutta la sua forza di volontà per non lasciarsi piegare.
Penso che per ogni libro ci sia un momento ideale che non solo ci spinge a leggerlo ma che fa insorgere in noi il bisogno di farlo.
Ogni libro ha una sua storia da raccontare e, bello o brutta, ben scritta o mal narrata che sia, a volte, semplicemente, abbiamo bisogno di leggerla, di capirla, di farla nostra.
Ci sono dei libri che arrivano nella nostra vita nel momento esatto in cui noi ne abbiamo più bisogno, sono dei veri toccasana, l’antidepressivo perfetto.
Questo libro è stato per me una “felicità in un battito d’ali”.
Dal titolo poetico, con una copertina invitante, questo libro ha provocato sia il mio odio che il mio amore.
La storia racconta di una donna, la signora Anna Palmer, che viene crudelmente e insensibilmente chiusa in un manicomio da suo marito.
Il manicomio viene fatto passare come una casa di cura in cui le donne ritrovano la pace, ma la verità è che le donne lì vi entravano completamente sane e ne uscivano più pazze di quando vi entravano, se erano così fortunate da uscirne.
Anna, durante la sua permanenza al manicomio, non fa altro che cercare la ragione che si cela dietro la decisione del marito di rinchiuderla lì dentro, e a come fare per uscirne.
Le sue lettere d’aiuto non vengono spedite, i dottori non l’ascoltano, la direttrice si accanisce su di lei, e solo tra le compagne di prigionia riesce a trovare un barlume di gentilezza.
Anna cerca di resistere come meglio può, si avvalla di tutto l’aiuto possibile, perfino di quello del dott. St Clair, che sta effettuando nel manicomio uno studio sulle fotografie e la loro capacità di rivelare l’animo umano. Alla fine, disperata e con un ultimo barlume di speranza, Anna si affida a Catherine, la figlia del proprietario del manicomio, che l’aiuta a fuggire ma non a salvarla.
Quando Anna, infatti, fa ritorno al manicomio deve subire l’ira del proprietario della terribile struttura, diventando vittima di cure crudeli ed estenuanti, che vanno oltre la decenza umana.
Anna si ritrova a vivere in un incubo ma non ha mai perso la speranza. Nonostante le crudeltà che era costretta a vivere, Anna riesce lo stesso a non impazzire e a trovare un angolo di paradiso nel suo cuore.
Quando non ti rimane altro, la speranza si trasforma in tutto.
Ho odiato e amato questo libro allo stesso tempo.
Ho odiato la stupidità umana che veniva descritta, l’ho detestata e non sono riuscita a capirla. Come si fa a concepire il fatto che la violenza e il dolore fisico possano guarire la mente di una persona? E il fatto che oggi noi riteniamo quei metodi barbarici e folli, non mi rincuora, perché tante persone sono morte a causa della stupidità umana.
Di questo libro, però, ho amato il coraggio di chi non accetta di arrendersi, mai. Ho amato la tenacia e la forza alimentata dalla speranza e dalla convinzione che alla fine, anche l’incubo, prima o poi, finisce.
La lettura di questo libro ha provocato in me rabbia, delusione, amarezza, ma anche serenità e gioia.
Questo libro è arrivato nel momento esatto in cui più ne avevo bisogno, nell'attimo in cui avevo più bisogno di un amico che mi dicesse quanto è importante non arrendersi mai, soprattutto verso chi non aspetta altro che la nostra resa.
Leggete questo libro con il rispetto che merita, capitelo e ricordatevi che la speranza è davvero l’ultima a morire.
Genere: Narrativa straniera
Anna è cresciuta in riva al mare, cullata dall'impeto delle onde e dal grido rauco dei gabbiani. Le è stato insegnato a essere forte, come un ragazzo, come il figlio maschio che la sua famiglia non ha mai avuto. Non è abituata a chiedere il permesso prima di fare qualcosa. Non lo chiede nemmeno al marito, che ha sposato da pochi mesi, quando decide di andarsene di casa per qualche giorno e prestare soccorso ai superstiti di un naufragio. Lascia un biglietto e parte. Ma al ritorno l'attende una punizione inesorabile: il marito la fa internare in un istituto psichiatrico per donne della
buona società, dove si ricorre a metodi tutt'altro che nobili per piegare le passioni, sedare gli animi inquieti, curare quell'isteria che secondo la medicina dell'Ottocento è propria della natura femminile. Anna si rende conto ben presto che proprio lì, dove si decide della libertà di esseri umani, nulla è come sembra e c'è chi approfitta del labile confine tra normalità e pazzia per nascondere fini che non hanno nulla a che vedere con la medicina. Nell'impossibilità di spiccare il volo per superare l'alto muro di cinta che isola l'istituto da Londra e dalla vita, Anna cercherà allora l'appoggio di anime affini, menti aperte disposte ad ascoltare la sua voce, la sua verità: una ragazza che si nutre di poesia per placare il suo desiderio di avventura; un giovane medico affascinato dalla nuova arte della fotografia. Ma dovrà anche fare appello a tutta la sua forza di volontà per non lasciarsi piegare.
Penso che per ogni libro ci sia un momento ideale che non solo ci spinge a leggerlo ma che fa insorgere in noi il bisogno di farlo.
Ogni libro ha una sua storia da raccontare e, bello o brutta, ben scritta o mal narrata che sia, a volte, semplicemente, abbiamo bisogno di leggerla, di capirla, di farla nostra.
Ci sono dei libri che arrivano nella nostra vita nel momento esatto in cui noi ne abbiamo più bisogno, sono dei veri toccasana, l’antidepressivo perfetto.
Questo libro è stato per me una “felicità in un battito d’ali”.
Dal titolo poetico, con una copertina invitante, questo libro ha provocato sia il mio odio che il mio amore.
La storia racconta di una donna, la signora Anna Palmer, che viene crudelmente e insensibilmente chiusa in un manicomio da suo marito.
Il manicomio viene fatto passare come una casa di cura in cui le donne ritrovano la pace, ma la verità è che le donne lì vi entravano completamente sane e ne uscivano più pazze di quando vi entravano, se erano così fortunate da uscirne.
Anna, durante la sua permanenza al manicomio, non fa altro che cercare la ragione che si cela dietro la decisione del marito di rinchiuderla lì dentro, e a come fare per uscirne.
Le sue lettere d’aiuto non vengono spedite, i dottori non l’ascoltano, la direttrice si accanisce su di lei, e solo tra le compagne di prigionia riesce a trovare un barlume di gentilezza.
Anna cerca di resistere come meglio può, si avvalla di tutto l’aiuto possibile, perfino di quello del dott. St Clair, che sta effettuando nel manicomio uno studio sulle fotografie e la loro capacità di rivelare l’animo umano. Alla fine, disperata e con un ultimo barlume di speranza, Anna si affida a Catherine, la figlia del proprietario del manicomio, che l’aiuta a fuggire ma non a salvarla.
Quando Anna, infatti, fa ritorno al manicomio deve subire l’ira del proprietario della terribile struttura, diventando vittima di cure crudeli ed estenuanti, che vanno oltre la decenza umana.
Anna si ritrova a vivere in un incubo ma non ha mai perso la speranza. Nonostante le crudeltà che era costretta a vivere, Anna riesce lo stesso a non impazzire e a trovare un angolo di paradiso nel suo cuore.
Quando non ti rimane altro, la speranza si trasforma in tutto.
Ho odiato e amato questo libro allo stesso tempo.
Ho odiato la stupidità umana che veniva descritta, l’ho detestata e non sono riuscita a capirla. Come si fa a concepire il fatto che la violenza e il dolore fisico possano guarire la mente di una persona? E il fatto che oggi noi riteniamo quei metodi barbarici e folli, non mi rincuora, perché tante persone sono morte a causa della stupidità umana.
Di questo libro, però, ho amato il coraggio di chi non accetta di arrendersi, mai. Ho amato la tenacia e la forza alimentata dalla speranza e dalla convinzione che alla fine, anche l’incubo, prima o poi, finisce.
La lettura di questo libro ha provocato in me rabbia, delusione, amarezza, ma anche serenità e gioia.
Questo libro è arrivato nel momento esatto in cui più ne avevo bisogno, nell'attimo in cui avevo più bisogno di un amico che mi dicesse quanto è importante non arrendersi mai, soprattutto verso chi non aspetta altro che la nostra resa.
Leggete questo libro con il rispetto che merita, capitelo e ricordatevi che la speranza è davvero l’ultima a morire.
Per ciò che ha dire, assegno al libro:
4 stelle su 5
Ecco alcune frasi dal libro:
- "Speranza" è la cosa piumata
Appollaiata nell'anima.
E canta la melodia senza le parole.
E mai si ferma. Mai.
(Emily Dickinson)
- "In quell'anno, soltanto in quel'anno, (...) sono stata viva. Viva nel cuore, nell'anima come non ero mai stata prima e come non mi aspetto di esserlo mai più."
- "A volte penso che sia meglio non vivere che vivere dove non c'è vita."
- "La vita l'aveva tradita."
Era un romanzo che già volevo leggere, ma dopo la tua recensione sono ancora più convinta!
RispondiEliminaHai iniziato a leggerlo? ^_^
EliminaConcordo! Devo assolutamente leggere questo romanzo!
RispondiEliminaPreso ^_^ spero di iniziarlo a breve!
RispondiEliminaBuone Letture! Fammi sapere se ti è piaciuto :)
Eliminache triste storia ma che racconta una fragilità di un tempo passato molto reale..ahimè
RispondiEliminaLeggerlo mi ha fatta arrabbiare, la stupidità umana non ha limiti, spero proprio che sia vero il detto: dagli errori si impara.
Eliminamai letto nulla della wallace. chissà se mi piace
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