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venerdì 20 agosto 2021

Recensioni: "Uno, nessuno e centomila" - "E poi ci sono io" - "Se questo è un uomo"


"Se questo è un uomo" di Primo Levi 

Pagine 219
Genere Narrativa

Originalità 9
Trama 9
Narrazione 7
Personaggi 9
Descrizioni 9
Ambientazione 9
Finale: Quanto dolore 

Voto Finale: 8+

Attraverso questo libro, l'autore ci dona la sua testimonianza, i suoi ricordi su ciò che gli è accaduto ad Aushwitz.
Nel 1943 Primo Levi si era unito a un gruppo di partigiani, aveva ventiquattro anni. Quello stesso anno viene arrestato e in quanto ebreo viene mandato a Fossoli.
Non vi resta per molto però, i tedeschi arrivano e portano via tutti gli ebrei.
Vengono spinti nei vagoni merci. In quello di Levi erano in quarantacinque ... solo quattro di questi faranno ritorno dal campo.
Una volta ad Aushwitz, molti vengono "inghiottiti dalla notte", Levi viene mandato a lavorare alla Buna, una fabbrica di gomma.
A tutti viene tolta la dignità, non hanno più nulla, nemmeno il nome. Levi è ora 174.517.

"Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo."

👉 Molte delle cose che Levi racconta mi sono rimaste impresse perché hanno dell'incredibile, non nel senso che ti stupiscono piacevolmente ma che ti gelano le parole in gola.
Tra queste mi ha colpita il racconto dell'ultima notte a Fossoli: c'erano le madri che lavavano e stendevano sul filo spinato i vestiti dei figli. Così che fossero pronti per il viaggio ... anche se sapevano che probabilmente sarebbero morti.
Un altro racconto impressionante è quello sull'ebreo che ringrazia Dio per non essere stato scelto dai tedeschi come prossima vittima del gas ... e lo fa vicino a uno che invece era stato scelto.

"Se io fossi Dio, sputerei a terra quella preghiera di Kuhn."

O ancora di quelle tedesche che parlano tranquille delle loro vacanza di Natale vicino a Levi, che invece lotta per vivere.
Anche gli ultimi dieci giorni di campo, dopo la partenza dei tedeschi, hanno dell'incredibile.

"Non si può pensare, è come essere già morti."

👉 Levi ci parla della vita nel campo, del lavoro, di cosa era vietato, del rapporto tra i prigionieri e a volte ci racconta di alcune persone in particolare. 
Ci spiega che dopo cinque mesi lì vieni considerato un anziano ... ma a che prezzo.
Questo "traguardo" lo si raggiunge solo rubando, scambiando, "nascondendosi" in infermeria, cercando aiuti, alleati, soprattutto esterni, tra i civili o i soldati. Levi per esempio viene aiutato da Lorenzo, un operaio civile italiano, non solo gli dava da mangiare ma anche speranza, gli ricordava che "esisteva ancora un mondo giusto al di fuori del nostro, qualcosa e qualcuno di ancora puro e intero, di non corrotto e non selvaggio, estraneo all'odio e alla paura ... una remota possibilità di bene."

👉 Levi e gli altri lottano contro i nazisti, l'inverno, la fame, le malattie, il dolore e nonostante tutto non mollano, non si lasciano morire, non si suicidano perché sperano, sempre, in un domani. E fanno di tutto per vivere un altro giorno, un'altra ora. Ed è questo che forse pesa più nei loro cuori: la vergogna, non per quello che hanno subito ma per quello che hanno dovuto fare per sopravvivere. Guardare i ribelli mentre venivano giustiziati mentre loro si piegavano alle sofferenze, resistendo come meglio potevano, rubando anche ai morti o a persone che stavano peggio di loro.
 
👉 Questo libro è senza dubbio una testimonianza preziosa, tuttavia non ho amato molto la narrazione, a volte mi perdevo come quando Levi parla del sistema dei baratti nel campo.

👉 A fine libro c'è un'appendice dove l'autore risponde alle domande che gli ponevano più di frequente. 
Parte che ho trovato interessante forse anche più del libro perché risponde a quesiti davvero difficili.

"C'è Auschwitz, quindi non può esserci Dio."

"E poi ci sono io" di Kathleen Glasgow

Pagine 440
Genere Narrativa

Originalità 9
Trama 9
Narrazione 9
Personaggi 9
Descrizioni 9
Ambientazione 9
Finale: La forza di rialzarsi

Voto Finale: 9+

Charlotte è stata abbandonata davanti all'ospedale, ferita e avvolta solo in una coperta.
Dopo sette giorni lì, viene trasferita al Creeley Center, un manicomio.
Ogni istante lì è programmato, c'è un tempo per ogni cosa: per mangiare, per il tempo libero, per il gruppo, per dormire, tempo della seduta individuale, del silenzio, della telefonata.
Con lei ci sono altre pazienti: Jen. S. (s'incide), Francie (il puntaspilli umano), Sasha (tagliatrice), Isis (si brucia), Blue (ha un po' di tutto, bruciature, tagli, metanfetamine), Linda (il male lo ha dentro), Louisa (piena di bruciature). 
Charlotte ha diciassette anni, è piena di tagli e non parla.

"Io le mie parole le ho tagliate tutte. Non mi ci stavano più nel cuore." 

👉 La vita di Charlotte è un casino totale. Assume pastiglie fin da piccola.
Ha passato di tutto e nonostante questo ancora tenta di rialzarsi, di stare in pieni, di andare avanti anche se barcollando, non si arrende anche se vorrebbe. 

"Istinto di strada (...) significa che potevo stringere i pugni e lottare."

Charlotte è come un pezzo di puzzle sbagliato, non si incastra con gli altri e rimane fuori, viene messo da parte.
Più leggevo e più pensavo che quel pezzo non avrebbe mai trovato il suo posto. Così malridotto, così ammaccato.

"Tutto quello che si rompe, comprese le persone, si può aggiustare."

👉 Il manicomio dove viene ricoverata è pieno di bambole cucite male. 
Le pagine del libro sono macchiate del loro sangue, fiumi che scorrono dai tagli sul loro corpo.

"Questo posto è un universo di ragazze singhiozzanti."

👉 La parte più triste del libro è l'insensibilità umana: nessuno aiuta veramente Charlotte, nessuno ne ha il tempo, la voglia, la pazienza. 
Rimane in manicomio ma fino a quando pagano, poi la mandano via. La madre non se la sente e la scarica a un amico. Questo le offre ospitalità ma non il suo tempo. Nessuno c'è mai veramente per lei. E provo tristezza non tanto per lei ma per quel mondo che la vede e non l'aiuta.

"... e fa male tirare tutto fuori, ma lo do a lei, tutte le parole orribili che ho nel cuore."

👉 Charlotte ha smesso di credere in cose come la gentilezza, non sa come vivere solo come sopravvivere. Cose normali come affittare un appartamento, fare la spesa, lei non le sa fare. 

"Non faccio altro che perdere cose."

👉 Una scrittura tagliente, che ti arriva al cuore.
Le emozioni e le sensazioni che prova Charlotte vengono descritte magnificamente, così bene che mi sono chiesta: come ha fatto l'autrice a immedesimarsi così tanto? Alla fine ho capito, è anche un po' la sua storia.

"Dove li metto questi morti, questi vivi, questa gente che incombe su di me come se fossero fantasmi?"
"Uno, nessuno e centomila" di Luigi Pirandello 

Pagine 205
Genere Classico

Originalità 9
Trama 9
Narrazione 7
Personaggi 9
Descrizioni 7
Ambientazione 6
Finale: Chi sono veramente?

Voto Finale: 7+

Inizia tutto con un'osservazione disinteressata. 
"Hai il naso che ti pende a destra."
Che rivelazione sconcertante per Vitangelo Moscarda di anni ventotto. Per la prima volta si accorge di avere un difetto al naso ed ora che guarda meglio, trova altre piccole imperfezioni che fino a quel momento ignorava di avere.
Ed ecco che Moscarda inizia a riflettere e a covare dentro di sé un male che lo porta a un passo dalla follia e dalla morte.
Tutto a causa di quel naso.

👉 Vitangelo ha ereditato una banca che lascia gestire ai soci, lui se ne disinteressa completamente. 
Dopo la tremenda scoperta relativa al suo naso diventa paranoico, pensa che tutti fissino i suoi difetti. 
Insomma credeva di essere un Moscarda con il naso dritto invece è un Moscarda con il naso storto.
Diffonde il caos a Richieri, un morbo che si propaga da persona in persona, tutti iniziano a notare i difetti degli altri.
Vitangelo cerca allora la solitudine, perché vuole restare con quell'estraneo che sente di essere. Inizia a riflettere su quella persona che tutti vedono ma che lui non nota se non in attimi fuggenti. Vuole vedere quello che gli altri vedono,.

👉 Il tema trattato è complesso e affascinante. Ci conosciamo davvero? Come ci vedono gli altri? Pirandello riflette e ci fa riflettere sulla nostra o nostre identità.

👉 Ogni tanto però l'autore si ripete.

👉 Nella prima parte sono concentrare le varie riflessioni, nella seconda invece ci sono le azioni che il protagonista commette in conseguenza delle sue constatazioni. 

2 commenti:

  1. Pirandello è un pilastro nella mia formazione! Ho amato e letto quasi tutti i suoi scritti e ho visto a teatro anche 2 opere teatrali.
    Se questo è un uomo è un libro assolutamente necessario per quanto sia difficile e doloroso

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