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venerdì 28 febbraio 2020

Recensione: "Le assaggiatrici" - Rosella Postorino


Editore Feltrinelli
Genere Narrativa

Un lungo tavolo preparato per loro dieci.
Donne affamate, impaurite.
Quando i piatti, fumanti, traboccanti, diversi tra loro, vengono serviti, la fame sconfigge la paura.
Iniziano con qualche boccone, titubanti. Resistere è impossibile, anche se il pranzo è offerto dal nemico.
Nessuna di loro può alzarsi da tavola, non fino a quando le guardie non hanno verificato se il cibo era avvelenato o meno.
Questo è ciò che fanno che le assaggiatrici di Hitler, schiave di razza superiore. Controllano se il cibo del Führer è avvelenato. Come? Mangiandolo per prime.
Il loro è un lavoro vero e proprio, vengono perfino pagate.
Non si sono offerte, però. Un giorno le SS sono andate a prelevarle nelle loro case e le hanno portate in caserma ad assaggiare il cibo di Hitler. Che onore.
A narrare la storia è Rosa, una delle dieci prescelte.
Rosa non si limita a parlare del suo lavoro come assaggiatrice, racconta anche il suo passato, la sua storia e quelle delle sue nove compagne.

"... mi ammutinai, non contro le SS, contro la vita."

Ho letto diversi libri che parlano della seconda guerra mondiale, libri narrati dal punto di vista degli ebrei, di bambini, mi mancava però il punto di vista dei tedeschi, quei tedeschi che in Hitler non vedevano un eroe, quelli che per lui non volevano morire.
Tedeschi ma non nazisti.
Ed eccola qua quella storia, quella di dieci donne che vedevano Hitler non come qualcuno da seguire ciecamente ma come un dittatore, un assassino, un nemico che aveva tolto loro mariti, figli, affetti e aveva dato loro in cambio terrore, morte e cibo ... forse avvelenato.

"Se ci faranno quello che gli abbiamo fatto noi, sarà terribile."
"Ci meriteremo quello che ci faranno."

Nel libro sono raccontate molte curiosità su Hitler, come la sua avversione per la carne, il suo amore per il suo cane, il modo in cui era celato il suo bunker, la Tana del Lupo.
"Le assaggiatrici" non parla solo degli aspetti storici ma anche dei legami che si formavano tra le persone, legami a volte fragili, a volte disperati.
Il libro racconta di un tempo in cui l'amicizia non era un privilegio ma un possibile pericolo, la religione non era un conforto ma una condanna.
La storia è ispirata alla vita di Margot Wölk, ultima "assaggiatrice" superstite che ha parlato del suo lavoro solo nel 2013, a novantasei anni, in un'intervista, poco prima di morire. In realtà, loro non erano dieci ma quindici. La storia personale di Margot è però stata raccontata in modo molto fedele, ciò che accade a Rosa, infatti, è in pratica ciò che è accaduto a Margot.
"Le assaggiatrici" è un testo che ho letto con viva curiosità e grande interesse.
Non ci sono scene particolarmente violente o crude, quelle presenti non sono descritte dettagliatamente, sono vaghe, lasciano intuire ciò che è accaduto.
È una lettura coinvolgente anche se il finale non mi ha soddisfatta appieno. Non tanto per la lunghezza ma per il contenuto.

2 commenti:

  1. Non avevo mai pensato alla possibilità dell' esistenza di queste assaggiatrici. Hai ragione, è un romanzo letto da un punto di vista insolito, dove i tedeschi non sono necessariamente seguaci di Hitler

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  2. Ciao, anch'io ho apprezzato molto questo romanzo, soprattutto per la prospettiva inusuale attraverso la quale viene raccontata una vicenda dalla letteratura prolifica :-)

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