Pagine 270
Genere Narrativa
Originalità 8
Trama 8
Narrazione 7
Personaggi 8
Descrizioni 7
Ambientazione 7
Finale: Umanità vs Disumanità
Voto Finale: 8
Kabul, 1997.
Una sera, Alì (otto anni) torna a casa ma raggiunta la sua via si accorge che la sua casa non c'è più, al suo posto ci sono solo macerie.
Mi sono sbagliato? Ecco cosa pensa Alì prima di sedersi e aspettare che qualcuno lo trovi.
Dopo poco arriva suo fratello maggiore: Mohammed. Gli dice che no, non ha sbagliato casa, un razzo l'ha distrutta e ha ucciso i loro genitori.
"Ah" Ridatemela! Altrimenti come faccio?"
(riferito alla madre morta)
Devono andarsene da Kabul.
Inizia così un viaggio lungo cinque anni, un viaggio dall'Afghanistan all'Italia, la terra promessa.
"Ho sempre pensato che la guerra fosse ovunque, non avevo mai visto nient'altro."
👉 Il libro parla del viaggio di un bambino di otto anni e del suo fratello più grande, di circa diciotto anni. Parla di questi due fratelli che sognano l'Europa e una bottiglia di Coca- cola e di afghani a cui manca la Kabul di un tempo ma hanno paura della Kabul di oggi.
A raccontare la storia è Alì e nel testo si rivolge spesso al fratello.
Il racconto è autobiografico.
👉 Mohammed è un fratello eccezionale e estremamente responsabile. Non si limita a dare il minimo al fratello, lui vuole per Alì il meglio. Lavora perché vuole mandarlo a scuola e per questo lo vuole portare in Europa perché solo lì può dargli una vita e un'istruzione.
👉 Il libro mostra l'essere umano dietro la parola emigrato, vuole mostrare al lettore cosa significa essere una persona in cerca d'aiuto e in fuga dalla guerra. Ti mostra che non è giusto che due bambini restino senza casa e genitori. Non è giusto che debbano poi fuggire sul tetto di un furgone o sotto a un tir. Non è giusto che debbano dire cose come "ora papà torna" per evitare di far sapere che sono soli e non essere quindi molestati. Non è giusto che vengano derubati e usati per ricattare altri. Questo libro mostra anche che non è giusto essere obbligati a professare una religione e non è giusto essere picchiati per questo.
"Sono degli scemi, parlano tutto il tempo di dio e poi ammazzano la gente."
Un libro che ti mostra che di cattivi ce ne sono di più nella realtà che nei film.
E in questa guerra di cattivi ce ne sono molti. Non solo i talebani ma anche coloro che si approfittano dei disperati, coloro che rubano a chi non ha più nulla se non le scarpe che ha ai piedi e gli tolgono pure quelle.
👉 Alì durante il viaggio conosce due mondi contrapposti: uno miseramente disumano e uno infinitamente umano.
In uno Alì incontra persone che vogliono solo approfittarsi di lui e nell'altro si imbatte in persone che nella loro genuina generosità lo aiutano senza chiedere nulla in cambio perché a loro volta sono stati aiutati quando ne avevano più bisogno. La generosità è contagiosa.
Disumanità vs Umanità.
👉 L'unica pecca del libro è che, a parer mio, l'autore non ha approfondito molto le dinamiche della guerra. Si è mantenuto in superficie senza approfondire l'argomento.
Ilaria Z.
RispondiElimina#ordinedellafenice
Questo libro mi ha tirato pugni nello stomaco e strappato pezzi di cuore. È un libro pieno di dolore, ma anche di speranza. La narrazione è essenziale, le frasi rapide e compatte. Ci si concentra sulla fatica del viaggio, ma anche sui pensieri di Alì, che da bambino diventa ragazzo e poi uomo in un mondo a volte troppo brutto per un bambino. Un mondo pieno di cattiveria, ma in cui brilla anche la bellezza delle anime buone che Alì e Mohammed incontrano nel loro cammino. Un libro che ti fa chiedere “e io?”. Come mi comporterei? Come il camionista che sa che potrebbe esserci qualcuno aggrappato al fondo del camion ma "chiude un occhio"? Come chi si gira dall’altra parte davanti alla sofferenza? O come la famiglia che accoglie Alì nonostante sia pericoloso? Di certo non come chi si approfitta della sofferenza altrui. Ma è sufficiente non essere una persona cattiva per essere una brava persona?
È un libro che, sebbene nella sua semplicità, ti fa sentire in colpa, debole e viziato come solo chi ha vissuto in un paese senza guerra sa essere, ma anche molto grato di essere nato nella parte fortunata del mondo. Interessante la narrazione al presente in seconda persona, rivolta al fratello maggiore.
Ah, e comunque l’ultimo capitolo è un colpo basso.
Una buona lettura di gruppo per me, grazie :)
Casata #ordinedellafenice
RispondiEliminaQuesta è stata una lettura sofferta Resa ancor più difficile dai recenti eventi di cronaca, in un paese che evidentemente non ha nel suo DNA la serenità e la tranquillità. Dopo parecchi decenni la storia si ripete in tutta la sua crudeltà e la sua tragicità e come sempre a farne le spese sono i più deboli, i più indifesi, cioè i bambini protagonisti di questo straziante libro in cui in prima persona il protagonista ci narra la sua odissea che lo porta da Kabul fino in Italia attraverso il Pakistan, l’Iran, la Turchia e la Grecia, in un viaggio fatto di sconfitte e piccole vittorie, di paura e di gioia, di ansia e di speranza.
Ali’ e il fratello non sono hazara, sono turkmeni, ma è da una vita che li trattano come gli hazara e li mandano in guerra, per questo devono stare nascosti. Nel loro paese si dice che secondo i talebani l’Afghanistan è per i pashtun e basta, che I tagiki devono stare in Tagikistan; i turkmeni in Turkmenistan… e così via fino agli ultimi degli ultimi, gli hazara, che invece, sempre secondo i talebani, devono stare al cimitero.
Ali’ pensa come tutti i bambini che quello che sta vivendo sia un brutto sogno, spera di ritrovare i suoi genitori anche se sa benissimo che sono morti e non torneranno, sogna l’Europa è un futuro migliore, pieno di sole e pace. Il fratello lo sostiene in ogni modo, “mai stanco, mai scoraggiato, mai rassegnato. Mai colpevole.”
Una lettura decisamente necessaria
Ottilia Mason
RispondiEliminaCasata #bambinisperduti
Ho molto apprezzato questa storia perché fa finalmente capire, se ce ne fosse bisogno, le ragioni che portano intere popolazioni a lasciare la propria terra per salvarsi la vita. Spesso ci sono esempi di povertà estrema e gli immigrati arrivano in Italia per poter guadagnare soldi da mandare alla famiglia. In questo caso Ali e il fratello hanno perso i genitori a causa di un bombardamento e la perdita di entrambi i genitori. Il loro viaggio è durissimo. Fa male pensare che dei bambini debbano subire tutto questo, diventare grandi improvvisamente e cercare di sopravvivere tra mille difficoltà ed essere considerati oltretutto ladri da gente che non conosce la loro storia. Non riesco in tutta sincerità a dare una valutazione come narrazione per quanto mi riguarda perché Ali ha solo raccontato la sua drammatica storia con i flashback e la cruda realtà che ha vissuto bisogna accettarla così com'è.
Ellen Bosa #bambinisperduti
RispondiEliminaLa lettura di questo libro l'ho trovata piuttosto povera e ripetitiva, la scrittura non mi è piaciuta. In compenso si legge molto velocemente. La tematica è importante e dolorosa . Mi ha ricordato un' estate in Grecia mentre facevo jogging vicino al mare e con tanta tranquillità continuavano ad arrivare gommoni con famiglie che scendevano salutavano molto dignitosamente e si dirigevano al porto per poi proseguire ad Atene come il nostro personaggio. È stato un piacere scoprire che alla fine il protagonista riesce nel suo intento e diventare uno stimato professore.
⭐/5
Barbara Pintonello
RispondiEliminaCasata #bambinisperduti
Questo libro affronta temi umanamente toccanti e terribilmente attuali però la scrittura, a mio parere, è poco coinvolgente: personalmente ho trovato poco accento sulle emozioni quasi si preferisse raccontare una serie di vicende senza cercare di coinvolgere interiormente il lettore e, forse, senza lasciar trasparire la potenza dei propri sentimenti.
Mi sono comunque piaciuti alcuni ricordi legati al padre o la madre, ad esempio al lavoro del padre o ai cibi preparati in casa perché lasciavano intravedere la tenerezza e l'amore dei genitori per i propri figli nella quotidianità, ed all'accoglienza che trovano in Iran con quelli che chiamano zii ma in realtà sono compaesani che danno loro un alloggio e un lavoro con cui pagare i debiti contratti per fuggire dal loro paese natio.
Nelle note viene spiegato che l'autore partecipa ad incontri e dibattiti per divulgare la sua storia, dolorosamente accomunabile a quella di tanti altri clandestini che fuggono da persecuzioni o guerre ancora oggi, e che ha scritto un secondo libro parlando dell'esperienza di vita in Italia.
Casata: #ladredilibri
RispondiEliminaNon sapevo effettivamente cosa aspettarmi da questo viaggio nella lettura del romanzo, quindi ho iniziato e subito sono stata catapultata a Kabul in Afghanistan negli anni novanta. L’impatto con le prime pagine è stato particolarmente duro perché la realtà di quel paese in quegli anni è emersa in maniera chiara e nitida.
Il libro è autobiografico, scritto molto bene, con frasi corte, ma essenziali in cui l’autore racconta la sua vita dal momento in cui ritornando da scuola, non trova più la sua casa perché rasa al suolo. Fortunatamente l’unico superstite è il fratello maggiore Mohammed. I due fratelli saranno costretti quindi a mettersi in cammino con la speranza di poter arrivare nella tanto sognata Europa, affrontando da clandestini dure e dolorose prove ed esperienze nei vari paesi che via via attraverseranno.
La figura di Mohammed l’ho veramente ammirata perché durante tutto l’arco del racconto è elemento fondamentale nella vita di Alì per il coraggio, la tenacia, la grinta e la forza che riesce ad infondere nel fratello minore affinché continui il cammino anche quando la strada si fa dura e le condizioni sono avverse.
Sono presenti nel libro diversi momenti duri e crudi che rendono il racconto ancor più reale, ma nello stesso tempo mi hanno provocato, portato a fare delle riflessioni sulla mia vita e a rendermi conto che nella nostra società odierna troppo spesso siamo portati a lamentarci e ad arrabbiarci, dimenticandoci di quanto siamo fortunati e di gioire della piccole cose, nonostante difficoltà e prove non manchino nella vita personale di ognuno.
Monica Longi
RispondiElimina#ladredilibri
Stanotte guardiamo le stelle
Autore: Ali Ehsani
Pag : 270
Questa è la storia autobiografica dell'autore e della sua fuga dalla guarda in Kabul negli anni 90, quando aveva solo 8 anni.
La sua casa è diventata un cumulo di macerie, i suoi genitori sono morti e quindi Ali fugge insieme a suo fratello Mohammed.
È un romanzo toccante che ci fa capire cosa un migrante deve sopportare e subire durante la fuga attraverso Pakistan, Iran, Turchia e Grecia.Un viaggio durato anni fino all'arrivo in Italia a Roma.
La lunga marcia dei fratelli Ehsani è costellata di episodi brutali; l’unica fortuna di Alì è quella di essere troppo piccolo per capire totalmente, per arrabbiarsi e soffrire come un adulto.
Quello di Alì, nonostante tutta la sofferenza patita, è un racconto a lieto fine perché la speranza non l’ha mai davvero abbandonato.
Le sue parole ci arrivano dritte al cuore perché ci fanno capire quanto siamo stati fortunati ad essere nati in un Paese reso libero dai nostri nonni.
#ladredilibri
RispondiEliminaQuesto libro e’ un colpo al cuore, allo stomaco, allo spirito.
Nulla di quello che ho letto mi ha stupito o sorpreso, le vicende di queste persone che affrontano anni e anni di viaggi con la speranza di una vita migliore sono purtroppo ancora attuali, anzi, a differenza degli anni novanta in cui e’ ambientata la storia di Ali’ e’ diventato ancora più difficile e duro riuscire a compiere “il game” come viene chiamato il tentativo di superare i confini senza essere rimandati indietro per poi provare e riprovare finché non si riesce… o finché a volte non si muore.
Dalla Grecia ora si prosegue a piedi verso la rotta balcanica dove le forze di polizia sono sempre più crudeli nei confronti dei profughi.
L’ho trovato un libro semplice, credo più adatto a giovani lettori che agli adulti per il modo di affrontare temi drammatici senza soffermarcisi troppo.
Il personaggio che più di tutti mi e’ entrato nel cuore e’ Mohamed, questo fratello che diventa padre e madre, che si sacrifica per offrire una vita migliore ad Ali’, che compie scelte difficili con la prospettiva di migliorare la vita del fratellino piccolo.
Per un Ali’ che ce la fa tanti Mohamed che purtroppo non vivranno nessun lieto fine, questa la cosa che fa più male.
Anna Debiasi
RispondiEliminaCasata #bambinisperduti
Ho preso questo libro d'istinto dallo scaffale della libreria. Un tempo ero parecchio affascinata alle storie ambientate in oriente, ne ho lette davvero tante; storie di libertà rubata, ingiustizie, soprusi, storie che fanno male al cuore. Proprio per quest'ultimo motivo ho smesso, per dedicarmi a cose più frivole, quasi a volermi mettere una benda sugli occhi. Se io non so...quelle cose non succedono, mi veniva da pensare.
Ho quindi abbandonato dopo anni questa mia corazza protettiva con il libro “Stanotte guardiamo le stelle”.
È un libro per ragazzi, il protagonista stesso lo ha scritto perciò non può essere andata così male, pensavo... È arrivato in Italia e adesso sta bene.
Nella mia testa mi autoconvincevo di ciò e intanto mi immergevo nella lettura. Pagina dopo pagina, aneddoto dopo aneddoto, il magone mi saliva allo stomaco nuovamente.
Non so se è perchè con l'età sono divenata più debole di cuore, forse complice il fatto che sto per diventare mamma, ma il momento in cui Alì realizza che Mohammed non sarebbe mai tornato da lui mi ha fatto venire la pelle d'oca sulle braccia. Ero seduta in sala d'aspetto per una visita in quel preciso istante e ho dovuto smettere di leggere per non mettermi a piangere davanti a tutti.
Purtroppo ciò che fa più male, è sapere che... sì...questa storia è andata a finire piuttosto bene tanto che il protagonista ha potuto raccontarcela, ma per una storia a lieto fine ce ne sono almeno dieci, venti, che nessuno mai ci potrà raccontare. Storie che si perdono sotto le macerie, dentro nell'acqua, sotto le ruote di un camion.
La cosa che fa stare più male forse è sapere che una volta finito il libro, chiuso e riposto in libreria, si smette di soffrire, si torna con la benda sugli occhi. Tante volte durante la lettura ho pensato dentro di me: questo libro lo farò leggere a mio figlio quando sarà grande, per fargli comprendere quanto è fortunato, per non farlo sentire ingrato nei confronti di ciò che ha. Ma ho realizzato mio malgrado che è comunque una cosa inevitabile, lamentarsi per ciò che ci fa intristire al momento, sia pure una sciocchezza. Lo stesso Alì mi ha aperto gli occhi su questa verità, quando ritornando in Grecia in traghetto si rende conto di essere a disagio sulle poltrone e avrebbe preferito alloggiare in una cuccetta, più comoda e confortevole.
Un vecchio proverbio recita “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, e lettura dopo lettura mi rendo sempre più conto di quanto sia vero. Forse, è prorio questa mia volontà di dimenticare al più presto per vivere più serena che in fondo mi fa stare male davvero.
Al di là del dolore però è un libro che consiglio di leggere perchè ne vale la pena, scritto bene, rapido e conciso.
Luana Cibin
RispondiElimina#bambinisperduti
Leggere questo libro mi ha fatto male... Ho 2 figlie più o meno della stessa età di Alì quando ha perso i genitori e affrontato il viaggio e in ogni pagina me le immaginavo ad affrontare tutto quello che ha affrontato lui...
Ho apprezzato tantissimo il personaggio di Mohammed, un fratello fantastico che ha fatto il possibile e l'impossibile per Alì. Avrei voluto anche per lui il lieto fine, in Italia, sposato con una ragazza afghana, proprio come desiderava.
Ho appena saputo che c'è un seguito e credo proprio che lo leggerò.
Marianna Salerno#bambinisperduti
RispondiEliminaUna storia emozionante struggente un viaggio di 5 anni alla ricerca della libertà e del proprio posto nel mondo punto del fratello non dimentica nulla soprattutto di ciò che gli ha detto: Non bisogna mai rassegnarsi perché rassegnarsi significa dimenticarsi di volare. Ali si sente presto quando suo fratello lo lascia per raggiungere la Grecia, si chiede come si fa a capire in mare quando si arriva in un altro paese e come si riconosce una frontiera lui ci è arrivato solo grazie a suo fratello.
Il testo scritto con un linguaggio semplice e diretto dà spazio ai sentimenti del protagonista e ciò contribuisce a coinvolgere il lettore che prova subito empatia per il piccolo Alì, angoscia e compassione quando si trova catapultato nel mondo degli adulti, solo, indifeso e bisognoso di affetto.
È un romanzo molto attuale che fa riflettere sul destino di questi rifugiati che scappano dalla guerra, dalla miseria dalla morte per un mondo migliore e vedono nell'Europa un "tutto nuovo" il diverso, il moderno, l'avvenire, dal quale sono scappati. Quello che spinge a scappare la speranza La speranza di farcela, di sopravvivere di tener duro per un lieto fine.
Voto 9
Narrazione 10
Personaggi 9
Titolo 9
Cover 8
Finale 9
Valeria Fumagalli #ordinedellafenice
RispondiEliminaLeggere questo libro, per me, è stato faticoso, non leggevo più di un capitolo alla volta perché mi arrivava sempre un pugno allo stomaco. Sarà che da mamma leggere cosa ha passato Ali, da bambino, è stato davvero duro. Mi è spiaciuto davvero per il fratello, anche se avevo intuito che non sarebbe andata bene per entrambi...sapere che è una storia vera mi ha lasciato davvero l'amaro in bocca, sapere che queste cose succedono davvero mi ha un po spiazzato...non riesco ad immaginare come un bambino, da solo, possa portare a termine un viaggio del genere...
Di tutto il libro ho apprezzato la determinazione di Ali di finire il viaggio per arrivare in Italia e la sua speranza di trovare qualcosa di meglio di quello che aveva lasciato....diciamo che a fine lettura avevo il cuore un po a pezzi...
Ilaria Vitale
RispondiEliminacasata Bambini
Un nodo alla gola dalla prima all'ultima pagina, con qualche amaro sorriso ogni tanto, nei momenti meno tristi/meno difficili.
La descrizione autobiografica del viaggio di Alì per arrivare nella tanto agognata Europa, fa pensare a quanti come lui, ancora oggi, affrontano viaggi disperati con la speranza di vivere una vita migliore.
E' vero che delle dinamiche politiche afghane e della guerra se ne parla poco e molto approssimativamente, ed ho dovuto fare delle ricerche per capire meglio. Il libro spinge a riflettere molto, ci fa pensare a quanto siamo fortunati nell'essere nati nella parte giusta del mondo, nel non aver mai vissuto una guerra. Contentissima di come sia proseguita la vita di Alì, ma fa tristezza pensare che è uno dei pochi che ce l'hanno fatta.