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mercoledì 1 novembre 2017

Recensione: "Il blues del ragazzo bianco" di Paul Beatty


Editore Fazi
Pagine 335
Prezzo cartaceo 18,50 EURO 
Prezzo ebook 9,99 EURO
Anno prima edizione 1996
Genere Narrativa Straniera 

Questa è la storia di Gunnar Kaufman, «il negro demagogo»: ultimo discendente di una dinastia di «devoti leccaculo servi dei bianchi» – un padre ufficiale di polizia e una madre autoritaria che canta le lodi dei suoi discutibili antenati –, Gunnar trascorre un’infanzia serena e priva di tensioni razziali nell’agiata Santa Monica. Tanto che, quando la madre prospetta a lui e alle sue sorelle la possibilità di andare in vacanza in un campeggio per soli neri, la risposta è univoca: «Nooooo!». Il motivo? «Perché loro sono diversi da noi». Risposta sbagliata. In un attimo la madre li carica tutti in macchina e la famiglia si trasferisce a Hillside, ghetto nero di Los Angeles dove i vicini ti salutano con un insulto e il pestaggio è sempre
dietro l’angolo. Qui ha inizio la scalata di Gunnar, che da outsider riuscirà non solo a inserirsi nella comunità, ma a diventare poco a poco un idolo delle folle, in una strenua battaglia contro tutti i capisaldi della società americana. Fra basket e poesia, gang di strada, mogli giapponesi comprate per corrispondenza e suicidi di massa innescati da fraintendimenti, Paul Beatty si diverte e ci fa divertire pagina dopo pagina con la sua vivida immaginazione.
Un esordio potente, audace e rivelatore, per quella che ormai è considerata una delle voci di spicco della letteratura americana contemporanea.

Questa volta faccio una recensione al contrario.
Inizio dicendovi cosa mi aspettavo da questo libro e poi vi dirò come è in realtà.
Quando ho letto la trama, mi ero immaginata un testo che trattasse le lotte razziali, lotte capeggiate da un leader carismatico, coraggioso, una sorta di eroe nato nei bassifondi che dà voce alle proteste dei suoi compagni.
Mi aspettavo quindi un romanzo, pieno di belle parole, discorsi incoraggianti, frasi profonde in grado di scaldare i cuori delle persone.
Invece ... non so bene cosa ho letto.
La storia ruota intorno la vita di Gunnar Kaufman, dico ruota perché nelle prime cinquanta pagine si parla solo dei suoi parenti.

E già qui stavo sbadigliando.


Poi arriva tutta la storia sui suoi antenati che hanno compiuto "mirabili" gesta.
Insomma, parla di tutte le persone conosciute, delle loro ideologie, degli eventi che li hanno visti protagonisti e ... mi stavo per addormentare!
Pagine e pagine di racconti, di aneddoti che potrebbero anche essere interessanti se non fossero così tanti e tutti insieme.
Poi, finalmente, iniziamo a leggere della vita di Gunnar, di questo bambino di colore che deve fari largo in un mondo razzista e difficile, soprattutto quando la madre, vedendo i figli discostarsi dalla "loro gente", decide di trasferire la famiglia nel ghetto di Hillside per far crescere i figli come veri neri!
Insomma, botte assicurate per Gunnar, che in quella nuova realtà, sicuramente più dura di quella che aveva prima, non riesce ad ambientarsi, non subito almeno.
Da qui in poi, leggiamo di quando va a scuola, di quando deve approcciarsi con i nuovi compagni.
Arrivano poi i capitoli sul basket, sul taglio di capelli, sull'acquisto delle scarpe, quelli pieni di lettere! insomma lo seguiamo da quando era bambino fino all'età adulta, quando diventa una guida per la sua comunità, un poeta famoso e ... non ne potevo più!
A parte il fatto che certi eventi erano folli, quasi assurdi, non riuscivo proprio a farmi piacere il modo in cui il libro era scritto.
Il tutto è narrato dal punto di vista di Gunnar e viene usato un vocabolario grezzo, pieno di imprecazioni e parolacce varie (deficiente, super merda, puttana del cazzo, lo sguardo da pisello sgocciolante, figlio di puttana).
La narrazione è rude, non è scorrevole e parla di fatti che sinceramente mi hanno dato l'impressione di essere lì solo per infoltire un po' il libro.
Insomma, non ho idea di come io abbia fatto a finirlo!
Non è decisamente il mio genere ed ho odiato il modo in cui è scritto.
Sono rimasta molto delusa da questa lettura, vi ho detto cosa mi aspettavo di leggere, probabilmente ho frainteso io il libro che dalla trama sembrava pure una storia interessante, peccato poi che non mi sono ritrovata con la narrazione.
Penso che la lettura di questo libro richieda una pazienza che io non ho.
Spero che voi lettori riusciate ad apprezzarlo più di quanto non abbia fatto io.
Assegno al libro:

2 Wonderland su 5

Dal libro:

- "David, in un momento imprecisato della nostra amicizia ha capito di essere nero e che essere nero significava qualcosa, anche se non ho mai capito esattamente cosa."

- "Lascia che il jazz ti filtri nei pori della pelle."

- "Gli abitanti di Hillside trattano la società come la società tratta loro."

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