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mercoledì 20 dicembre 2017

Recensione: "Storia di Roque Rey" - Ricardo Romero


Editore Fazi
Pagine 256
Prezzo cartaceo 18,50 EURO 
Prezzo ebook 9,99 EURO
Anno prima edizione 2014
Genere Narrativa Straniera

Il giorno in cui lo zio Pedro muore, la zia Elsa chiede a Roque, dodici anni, di indossare le sue scarpe per ammorbidirle un po’ in vista del viaggio nell’aldilà. Così, riempite le punte con il cotone, il ragazzo esce di casa per fare una passeggiata. Non tornerà più. Camminerà per quarant’anni attraverso l’Argentina, senza meta, in una lunghissima fuga costellata di scoperte, di riflessioni e di una serie di incontri indimenticabili: Umberto, un prete epilettico parricida; Los Espectros, un gruppo di musicisti itineranti che lo ingaggia come ballerino; Marcos Vryzas, un bohémien alcolizzato che lo introduce
alla vita dissoluta della capitale; Natalia, una bambina dall’intelligenza eccezionale che si innamora di lui e lo tenta col suo fascino ammaliatore. E quando Roque finirà a lavorare in un obitorio, tolte le scarpe dello zio indosserà quelle dei morti, che lo condurranno nei luoghi dove sono sepolti i loro più terribili segreti. Sullo sfondo di questo lungo viaggio, scorrono quarant’anni di storia dell’Argentina, un paese misterioso ancora tutto da scoprire, raccontati da chi della storia non è protagonista, ma la vive sulla propria pelle. Ricardo Romero è uno degli autori argentini contemporanei più apprezzati e talentuosi. In Storia di Roque Rey rielabora la grande tradizione sudamericana del realismo magico dando vita a un romanzo sempre in bilico tra reale e immaginifico che, sin dalle prime pagine, ci ricorda cosa significa leggere per puro piacere.

La storia di Roque Rey è esattamente quel tipo di storia che non ti aspetti.
E' una storia lunga una vita, piena di cose inaspettate e molto spesso folli.
E' la storia di un bambino, poi di un ragazzo e infine di un adulto che per tutta la vita non ha fatto che andare avanti, camminare.
Roque Rey non ha mai conosciuto il padre e la madre si stanca presto di lui. Lo lascia agli zii e se ne va lasciandosi alle spalle solo alcune cartoline.
All'età di undici anni, Roque Rey affronta la morte di suo zio Pedro, forse l'unico famigliare a cui lui tenesse veramente.
Ed è lì che inizia il suo viaggio.
La zia gli chiede di indossare le scarpe dello zio per ammorbidirle, prima di metterle nella bara e lui lo fa, solo che non torna più indietro.

"Attraversò la strada e continuò a camminare. Camminare e camminare, non  tornò più a casa dalla zia."


Durante il suo peregrinare incontra persone nuove e completamente particolari.
Il prete Umberto con i suoi trent'anni passati nella stessa parrocchia che all'improvviso decide di lasciare tutto per seguire quel bambino con ai piedi delle scarpe troppo grandi.
I Los Espectros, che suonano girovagando per il paese e si portano appresso quel bambino solitario a cui insegnano a ballare.
E quando le scarpe finalmente gli vanno giuste, è tempo di viaggiare di nuovo.
E' tempo di camminare tra i morti, di amare per la prima volta, di mischiarsi tra le strade fatte di milioni di storie.

"E il luogo dove si trovava poteva soltanto essere il principio delle cose."

Roque Rey è una persona singolare, si dimentica sempre il suo compleanno e ama indossare le scarpe degli altri per vedere quale strada gli faranno percorrere.

"Roque Rey è un uomo sulla quarantina, alto e biondo, che sa che ci sono momenti che non esistono mai che sa, pure, che ci sono decisioni che possono essere prese soltanto in quei momenti."


Un libro scritto con una narrazione che incanta, che ti lega alle pagine e ti spinge a seguire il protagonista fino alla fine.
In certi punti non riuscivo a credere alla follia della situazione descritta. Alcuni capitoli sono davvero inusuali, tanto da rimanerne stupiti.
La trama sembra poi raccogliere al suo interno molte altre trame.
Il fatto del camminare e dell'andare avanti ricorda "Forrest Gump" mentre la mania di indossare le scarpe degli altri, evoca la storia di "Mr Cobbler e la bottega magica", al contempo però sembra un racconto a parte, con una sua personalità e un suo messaggio da lanciare.

"Non importava che ciò non fosse del tutto vero, perchè nella sua vita nulla era stato del tutto vero."

Questo libro mi ha lasciata un po' stranita, nel senso che è pieno di così tanti fatti singolari che a fine lettura un "mah" mi è venuto spontaneo.
Non è una brutta lettura, è solo che è particolarmente inconsueta e forse proprio per questo, anche invogliante.
Io ho infatti terminato questo libro in meno di una settimana, nonostante la sua mole considerevole.
A questo punto non so nemmeno se consigliarvelo, sicuramente non lo sconsiglio, ma penso stia a voi decidere se è un testo che fa o meno al caso vostro.
Io concludo dicendo che il grande pregio di questo volume è la sua capacità di colpire il lettore con eventi sempre più bizzarri e con personaggi che non sono comuni come si potrebbe immaginare.
Assegno al libro:

- Trama: 3 - Narrazione: 4 - Personaggi: 4 - Cover: 3 - Finale: 3 -

3 Wonderland su 5

Dal libro:

- "Sono più di trent'anni che porta quelle scarpe che non gli appartengono."

- "In quel momento erano abbastanza vicini da sentire quanto fossero lontani e quanto più lontani avrebbero desiderato essere."

- "Se non si poteva tornare, bisognava allontanarsi il più possibile, bisognava arrivare alla fine del mondo, fosse quel che fosse."

- "C'erano giorni talmente gelidi e brevi, notti talmente lunghe e silenziose, che l'unico modo per sopravvivere era essere un altro."

- "Pensò di nuovo che quell'uomo gli sembrava buono, e si domandò se la cattiveria fosse capace di invecchiare."

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