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mercoledì 17 febbraio 2016

"I fantasmi del cappellaio" - Simenon Georges


Editore Gli Adelphi
Pagine 244
Prezzo ebook 5,99 EURO
Prezzo cartaceo 10,00 EURO 
Anno prima edizione 1949
Genere Giallo Classico 


Una piccola città, La Rochelle, immersa in una gelida pioggia autunnale; borghesi apparentemente insospettabili che giocano a bridge; una serie di strani delitti che viene improvvisamente a turbare la vita della città; e due personaggi (il cappellaio, agiato e rispettabile commerciante, e il "piccolo sarto" armeno con addosso il suo irrimediabile odore di aglio e di miseria) che si osservano in una comunicazione tragica e segreta: due sguardi consapevoli, due punti di vista contrapposti e complementari fino alla reciproca dipendenza, fino alla complicità, si affrontano in una sorta di controcampo investigativo di altissima tensione drammatica.

Mentre fuori imperversa la tempesta, mentre il vento ulula sbattendo contro le case, mentre il freddo cerca riparo tra i capelli di vari avventurieri notturni, io mi dedico al finale del libro “I fantasmi del cappellaio”, o per meglio dire, ai finali, in quanto lo scrittore ne ha ideati ben tre, uno diverso dall’altro, in base alla preferenza del Lettore.
Siamo in novembre, e come fuori da casa mia, anche nella storia piove incessantemente da vari giorni. Sembra quasi che madre natura, con le lacrime dei suoi occhi, voglia cancellare il sangue versato da un assassino misterioso, che al calar delle tenebre, uccide povere ed anziane signorine.
Perché lo fa? Perché come vittime sceglie donne di sessant’anni? Si fermerà mai?


Quando il numero degli omicidi supera le dita di una mano, un uomo inizia a dubitare, inizia a vedere oltre le tenebre, conosce l’identità dell’assassino.
Ma come farsi credere dalla polizia? In fondo ha solo visto un paio di minuscole lettere tagliate da un giornale incastrate nei pantaloni del cappellaio.
Come fa, il povero sarto straniero a spiegare che quelle lettere sono proprio quelle usate dall’assassino per scrivere messaggi al giornale? 
Più che un giallo o un thriller, questo è un romanzo psicologico che ci accompagna nelle mente dell’assassino.
Nel libro, infatti, non diamo la caccia all’identità del colpevole, ma al motivo per cui agisce. Frughiamo scaltri nel suo passato, alla ricerca di quei fattori determinanti che hanno dato via a quel suo raptus omicida.
E la cosa più affasciante sapete qual è? Sarà lo stesso omicida a raccontarci tutta la sua storia.
L’intero testo (a parte i finali alternativi) è infatti narrato dal punto di vista del cappellaio, che fin da subito ci viene spiegato che è l’assassino che infesta la città.


Leggendo il libro, veniamo poi a conoscenza del perché commette quegli atti e quale rapporto insolito unisce il cappellaio con il sarto.
Simenon è riuscito a creare con la sua penna un assassino cosciente, consapevole delle sue azioni, calmo e calcolatore.
Lo scrittore, del suo protagonista, non ha tracciato solo l’aspetto esteriore, ma ci ha anche donato una nitida visuale sulla sua psiche, lo ha reso reale, umano e ha fatto sì che noi, leggendo, potessimo capirlo, scusarlo, compatirlo, ce lo ha reso vicino a tal punto che siamo inclini a perdonarlo, a sperare quasi che la faccia franca.
Gli omicidi commessi, vengono descritti come dati di fatto, mostrati come una realtà che non poteva essere diversamente, come vere e proprie necessità, a cui non vi erano alternative.
Il punto di forza di questo libro è quindi la psicologia legata ai personaggi principali, al cappellaio e al motivo per cui uccide, e al sarto e al motivo per cui non denuncia l’assassino.
Al di là di questo, il libro non scorre fluidamente durante la lettura, procede a rilento e non offre veri e propri colpi di scena in grado di ammutolire e colpire il Lettore.
È, anzi, piuttosto prevedibile, non eccessivamente arguto.
Tutto lo charm sprigionato da questo libro nasce dall’introspezione dei personaggi.
All’epoca in cui questo libro è stato scritto, questo genere era un’assoluta novità, ma oggi può essere descritto come un testo comune e non troppo accattivante.
È stata una lettura particolare ma non eccessivamente entusiasmante.
Consiglio questo volume a chi ama le letture pacate e incentrate sui personaggi.
Assegno al libro: 
3 stelle su 5

Commenti dalla lettura di gruppo: 

Graziano
"Appena terminato. Il commento che mi viene da dire è: "peccato". Le premesse c'erano tutte, la storia si faceva avvincente sotto tutti i punti di vista, poi però si è persa per strada... Peccato."

Irene
"Appena finito.... All'inizio non mi aveva "presa" molto poi la voglia di capire perché uccidesse quelle donne anziane e che schema avesse in testa mi ha portata a leggere tutto d'un fiato i 3 finali. Quello che ho preferito è il primo... Quello originale."

Denise
"Finito proprio ora!!Le prime pagine le ho lette con molto poca voglia, avevo quasi pensato di abbandonare la lettura, ma andando avanti mi ha cominciato a prendere soprattutto per riuscire a capire la motivazione che spingeva il cappellaio a fare ciò che faceva. La versione da me letta era con i finali alternativi, che sinceramente non ho apprezzato!! Partendo dal presupposto che non leggo libri di questo genere,l'ho trovato intrigante a tratti!!"

Sandra
"Libro pieno di aspettative con un inizio accattivante, peccato che al secondo capitolo già si sa chi è l'assassino. Poco male perchè la storia ti coinvolge nell'attesa di scoprire la motivazione di questi delitti, peccato che l'ho trovata insignificante. Ma resto comunque in trepidante attesa di scoprire il ruolo significativo del sarto, peccato che muore per una banale influenza.... insomma la morale è che alla fine il cappellaio aveva trovato gusto nell'uccidere le persone. I due ulteriori finali non mi hanno coinvolta molto, li ho trovati entrambi banali. Detto questo complimenti all'autore, è riuscito con il modo semplice e lineare di scrivere a tenermi incollata al libro malgrado una storia che se anche con ottime prospettive, si perde nel nulla. Ho finito di leggerlo e ancora sto qui a domandarmi... ma come va a finire???"

Rosa
" L'ho trovato davvero molto avvincente e anche il modo di scrivere dell'autore mi è piaciuto molto. Riusciva a trasmettermi tutte le inquietudini sia del cappellaio che del sarto."

Dal libro: 

- "E dal 13 novembre pioveva. Si può dire che piovesse ininterrottamente da venti giorni. Una lunga pioggia battente."

- "Da un po’ di anni, pressappoco da quando si era messo in proprio, verso le cinque del pomeriggio Kachoudas andava a bere uno o due bicchieri di bianco al Café des Colonnes. Ci andavano anche Labbé e altri, che non si limitavano al vino, né a due soli bicchieri."

- "«Mi scusi» disse Kachoudas afferrando quel qualcosa di bianco, che non era un filo ma un minuscolo pezzetto di carta, mezzo centimetro appena di una carta leggera e ruvida, come di giornale."

1 commento: